COLLOQUIO TRA ENZO BENEDETTO E LINA PASSALACQUA



In un incontro avvenuto nello studio di “Futurismo Oggi”, ho assistito ed ascoltato con interesse, ma senza parteciparvi, ad un colloquio “atipico “ fra il direttore della rivista, Enzo Benedetto, e la pittrice  Lina Passalacqua, che aveva con sé un ricco album di diapositive. Non ho tralasciato di prendere appunti, dai quali traggo una serie di battute.

BENEDETTO –  Da quanto mi dice e vedo in questa serie di diapositive mi sembra di capire che la sua ricerca, avendo superato i problemi di maturazione professionale, le consente di esprimersi al meglio con libertà .Per questo è entrata istintivamente nella scia della pittura di alcuni esponenti del futurismo staccandosi dal suo precedente impegno strettamente figurativo. Dietro quale istinto e, se è possibile stabilirlo, quando si è decisa in questa attuale direzione?

PASSALACQUA – Devo andare un po’ indietro nel tempo. Tra i miei punti fermi giovanili, ad esempio, c’era Lorenzo Lotto, e fu per studiare meglio questo pittore che decisi di accettare il mio primo incarico di insegnamento di ricerca pittorica nelle Marche, a Jesi. Detesto il dilettantismo e il pressapochismo che imperversano ai nostri giorni e privilegio il rigore. Sono attratta dalla tecnica della pittura ad olio che ha in sé qualità magiche e mi ha interessato la buona pittura di qualsiasi periodo, come impressionismo, divisionismo e le avanguardie, fino a convenire che, fra queste, la più interessante era quella che partiva dal filone futurista.

BENEDETTO – Per meglio intenderci, non crede  che la cosiddetta “avanguardia” trova soltanto nel Futurismo la forza e la coscienza di essere “tale”? Comunque, quali pittori la colpirono di più?

PASSALACQUA – Anzitutto Picasso, per la concezione dello spazio con i molteplici punti di vista che permettono la sovrapposizione di più vedute da punti diversi; con l’intento di raffigurare gli oggetti come sono nella realtà e non come appaiono. E’ il primo che rompe la concezione rinascimentale, una rottura che spezza cinquecento anni di storia. In questo spazio liberato i futuristi hanno aggiunto il moto, la simultaneità, la nostra epoca. Anche da Fernand Léger trassi molti insegnamenti, fra cui quello dell’ingrandimento dell’oggetto, che a sua volta diventa soggetto del quadro. Sentivo meno Kandinsky e il suo astrattismo puro. Inoltre i pittori futuristi: Boccioni per primo, Balla, Depero…

BENEDETTO –Non sono d’accordo sulla ipotesi  che i futuristi hanno aggiunto qualcosa  allo spazio liberato da Picasso. I futuristi, fatti salvi i meriti particolari di Picasso, partono dal concetto di artevita, idea motrice – sempre secondo noi – di tutte le  attività, ed il loro pensiero è a monte dell’arte e dei problemi tecnici, ma li condiziona in tutti i campi di attività. Ma perché cita per primo , fra i futuristi, Boccioni?

PASSALACQUA – Nei quadri di Boccioni è rappresentata una energia in movimento che è la stessa della nostra epoca. Nella Città che sale si respira un’aria di caotica violenza, di energie cosmiche scatenate, la realtà naturale è interpretata come una continuità dinamica escludendo le distinzioni di temo e di luogo. Io ho cercato di rendere quelle forze che si intersecano, che stanno alla base delle sue opere. Ma può esserci anche, intimamente, l’attaccamento affettivo per un artista della mia stessa terra. Sono anch’io nata in Calabria, a Sant’Eufemia d’Aspromonte, e mi rammarico, anzi, che alla Pinacoteca di Reggio Calabria non ci sia neppure un’opera sua

BENEDETTO –  Trovo tanto apprezzabile il suo attaccamento a Boccioni. Io stesso, fin dal 1924 ed in molte riprese e presso varie amministrazioni, ho chiesto, senza esito, che in una piazza (o nel Museo) figurasse una riproduzione della sua  Forme uniche di continuità nello spazio senza riuscire ad ottenere ascolto per questo desiderio, Comunque tutta l’opera di Boccioni è fondamentale  e fin da allora illustra i nuovi tempi. Dal dinamismo plastico che evidenzia il moto come espressione della vitalità, agli stati d’animo che esprimono dinamismi di sentimenti e di idee.
Come distinguerebbe lei la dinamica di Boccioni da quella di Balla?

PASSALACQUA – In Balla, il vero è analizzato quasi come sequenza cinematografica e il dinamismo è rappresentato come ripetizione di elementi che si spostano nello spazio; in Boccioni è invece l’azione, il moto a creare nuove forme plastiche nello spazio. Boccioni come è stato detto – è l’<esponente lirico della moderna concezione della vita, basata sulla rapidità e contemporaneità di  conoscenza e comunicazione >

BENEDETTO – In che senso si sente legata al futurismo di questi pittori e quali varianti percepisce nei confronti de futurismo di prima?

PASSALACQUA –  Mi interessa il continuo spirito di rinnovamento e la ricerca del nuovo. Come apporto personale inserisco nella mia dinamica, questa materia – che è anche essa  energia – dell’effimero quotidiano del mondo moderno: il  flash.

BENEDETTO – Cosa intende per flash nella pittura?

PASSALACQUA – Il flash  è l’istante. Tutta la nostra vita oggi è colpita da immagini per un istante, sia che guardiamo dal finestrino del treno, o dell’automobile, o nell’alternarsi dei canali televisivi e degli  spots pubblicitari, nelle edicole dei giornali, nelle insegne luminose, nei fari delle macchine che lampeggiano e scompaiono… Viviamo nell’epoca del flash e tutto appare frammentario. Anche i nostri sentimenti subiscono questa caratteristica.   Sono impressionata dai flash della nostra epoca, dalle “schegge “ di vita che ci colpiscono continuamente. Vivo in una società fatta  di flash , che rischia di perdere la memoria storica e forse anche quella morale.

BENEDETTO – D’accordo, ma con il proposito di non perdere il senso dell’assieme attraverso piccoli particolari (nello spazio/tempo) altrimenti tutto si sgretola e tutto si distrugge come dopo un’esplosione.
Perché nei suoi quadri più recenti inserisce, nei flash , anche qualche immagine umana? Non trova che nell’insieme di forme e colori astratti, la figura o il frammento di figura possono disturbare l’equilibrio del racconto cromatico ed essere una pericolosa distrazione per l’osservatore?

PASSALACQUA – No, se si guarda, ad esempio, la TV, sono sempre presenti insieme: ci troviamo di fronte e volti e cose in spazi  geometrici. Il mio tentativo di fusione dei due elementi è giustificato anche dalle sensazioni che provo quotidianamente. Sono i dettagli, è il particolare che diventa soggetto del quadro. In  alcuni dipinti ho cercato di inserire anche frammenti del passato, in particolare nel quadro intitolato Schegge di memoria, dove i rossi del Pontormo si mescolano ai tagli di uno spazio futurista. E qui è anche un omaggio che ho inteso fare ai maestri del Rinascimento. Se oggi devo recuperare la “ memoria storica” non posso farlo evocando un mito, che secondo me non avrebbe più senso, ma rielaborando frammenti di  immagini del passato che mi hanno colpito, inserendoli in uno spazio moderno.

BENEDETTO – In questi richiami al passato la comprendo, comunque non ho ancora visto dal vero le sue opere e ciò mi rende più difficile parlarne.

PASSALACQUA – Nell’ultimo mio quadro, La motoretta, il flash coglie un frammento di motocicletta, un casco e  un braccio umano. Lo stesso si può dire del quadro Traguardo dove lo sventolio di una bandiera si fonde con la calotta di una macchina da corsa. E qui, oltre la lezione di Léger o dei futuristi, viene fuori anche quella della pop-art.

BENEDETTO – Capisco, e le faccio i miei più cordiali auguri per il suo lavoro che trova giustificazione e scopo nei suoi stessi pensieri. Ma non mi tolga il piacere di esortarla a guardare con distacco gli altri “grandi”. Cerchi sempre di seguire l’istinto dominante.

.

Presentazione in catalogo LINA PASSALACQUA – Frammenti nel tempo e nello spazio

Tipografia Ugo Detti 1989 Roma

Mostra Antologica Musei Comunali – Chiesa di San Paolo dall’8 al 27 aprile 1989 Macerata